Dal 9 aprile al 14, al Teatro Vittoria di Roma, è andato in scena lo spettacolo ‘Rumba: l’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato’. Ascanio Celestini, accompagnato dalle intersezioni e dalle musiche di Gianluca Casadei, non solo racconta la vita di San Francesco, ma tenta di modernizzarla applicandola a più moderne, ma altrettanto vituperate, figure di “poverelli” di oggi
Pensate a un Santo, uno qualunque: è quasi certo che la maggior parte di voi avrà pensato a San Francesco, il poverello d’Assisi e Santo Patrono d’Italia.
Una figura che ha rappresentato, in modo dirompente (c’è chi direbbe troppo) uno degli elementi più accattivanti e d’ispirazione del nostrano culto dei Santi, immortalato al cinema e nell’arte in modo diverso ma sempre uguale.
È qui che si trova la sfida di Ascanio Celestini, che scrive e interpreta una sua versione di San Francesco nello spettacolo: ‘Rumba: l’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato’. Uno sguardo modernizzante alla figura del Santo che ne ricorda, innanzitutto e prima del reso, la fama e le gesta di poverello.
E pone innanzitutto una domanda: chi sono i San Francesco del mondo di oggi, i poverelli che i passanti, le istituzioni e il mondo tutto trattano con disprezzo e crudeltà?
“Quante stelle ci sono nel cielo? Tante, tante che non si possono contare”
Rumba: San Francesco d’Assisi tra passato e presente
‘Rumba’ si presenta come uno spettacolo bifronte: da una parte la vicenda centrale di San Francesco, dall’altra gli scenari moderni, legati a vari mali sociali, dalle violenze carcerarie all’immigrazione dal Nord Africa.
Il personaggio di Celestini, dialogando (e monologando) con quello di Casadei, che lo accompagna con la fisarmonica e altri strumenti, racconta e interpreta vari quadri umani legati alla povertà e all’emarginazione. I contenuti sono intensi e di grande crudezza – di particolare impatto una sequenza ambientata in un carcere, dove lo squallore della crudeltà umana emerge in tutta la sua bassezza.
La metà migliore di ‘Rumba’ rimane tuttavia la sezione su San Francesco: l’ironia si fa più dissacrante solo grazie al soggetto sacro, e soprattutto Celestini stesso pare più confortevole.
I segmenti moderni invece sono ricchi di buone intenzioni, ma escono sovente dal seminato, sostituendo l’empatia per un più immediato patetismo e spesso mettendo a nudo il punto di vista esterno.
A cominciare dall’uso liberale della parola zingaro (insulto razzista usato per le persone di etnia romanì, derivante da una parola greca che significa “intoccabile” e concepita, pertanto, in modo esplicitamente denigratorio) e di altri slur di simile caratura che forse hanno senso sui personaggi, ma meno sull’attore.
La figura provocante e rivoluzionaria di Francesco
Un primo tentativo di solidarietà, che forse apre a nuove porte chi realtà del genere non le ha mai viste, ma privo della visione autentica di cui, oggi, certe realtà necessitano per essere conosciute.
‘Rumba: l’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato’ ha grande ambizione, e sicuramente un interprete di talento alle sue spalle, ma il risultato finale funziona di più quando si concentra su risultati più accessibili.
Da vedere, tuttavia, almeno per il segmento dedicato a San Francesco, perché il modo con cui Celestini racconta la sua figura provocante e rivoluzionaria non si dimentica facilmente ed è ricco di passione.
Maria Flaminia Zacchilli
Foto dal web
Rumba
L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato
Teatro Vittoria
dal 9 al 14 aprile
di e con Ascanio Celestini
Immagini dipinte Franco Biagioni
Luci Filip Marocchi
Musica e voce Gianluca Casadei
Suono Andrea Pesce
Voce Agata Celestini
Organizzazione Sara Severoni