All’Off Off Theatre di Roma dal 31 gennaio al 2 febbraio è andato in scena uno spettacolo che ci ha ricordato l’omicidio di Saman Abbas, pakistana di nascita e italiana di adozione: ‘Saman – Vita e morte di una ragazza italiana’. Gianni Cardillo e Francesco Apolloni fanno rivivere la ragazza attraverso una drammaturgia fantasiosa e drammatica al contempo
‘Saman. Vita e morte di una ragazza italiana’ è ispirato al libro che porta il medesimo titolo, edito da Aliberti. Francesco Apolloni e Gianni Cardillo fanno rivivere Saman, la quale si palesa sul palco del teatro capitolino in tutta la sua freschezza e sofferenza.
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Sara Ciocca veste i panni di Saman e attraverso recitazione, canto e passi di danza – che traducono gli stati d’animo della protagonista, ci rimanda un ritratto di vivacità, tentativi di fuga mai concretizzatesi e voglia di libertà.
Sullo sfondo si percepisce a che tipo di famiglia apparteneva Saman: un padre dispotico e ubriaco, i maltrattamenti subiti, un marciapiede come letto, i documenti nascosti, sequestrati, al fine di evitare che lei fuggisse. Una trappola. Molte poi le denunce effettuate, tuttavia rimaste vane.
L’attrice dà dunque voce a Saman, incarnandone sia l’anima sia i sogni spezzati con il suo omicidio. Nata libera, desiderava fare l’estetista. Una ragazza che cercava l’amore, che di nascosto utilizzava il cellulare della madre e del fratello più piccolo – lo poteva utilizzare solo un’ora al giorno, e quando usciva era solo di sera. Non ci si poteva far vedere alla luce del sole, bisognava rimanere nascoste.
Le era così vietata la scuola, frequentare le/i coetanee/i e lei si inventava una realtà parallela sui social. Su TikTok, per esempio, conosce due ragazzi, suoi futuri fidanzati, che, per lei, divengono sinonimo di eterogeneità rispetto al pensare familiare, amore e, di nuovo, opportunità di dileguarsi.
Saman Abbas: una lotta tra tradizioni
La giovane interprete porta su di sé un peso non indifferente: si è infatti immedesimata nella storia pesante di una coetanea che le ha tentate tutte pur di andare ad abbracciare la sua esistenza con impeto. È però ritornata dentro quelle quattro dolorose mura cercando, con furbizia, di trovare escamotage per emanciparsi da un’esistenza castrata, violenta e imprigionata, a cui non voleva assoggettarsi. Per riprendersi documenti e non finire poi in sposa a un cugino che non amava.
Sulla scena Sara si muove con disinvoltura tra una porta bianca e rossa posta al centro della scena, e due abiti appesi alle stampelle disposti lateralmente al palco che, nel corso della narrazione, vengono indossati per consolidare la drammaturgia: una trasposizione dei fatti accaduti e ciò che sarebbe potuto essere. Di conseguenza, si immaginano diversi finali della triste vicenda.
Probabilmente, Saman avrebbe dovuto essere più forte, lasciarsi tutto alle spalle senza essere divorata da nostalgia e sensi di colpa. In questo caso non l’avrebbero trovata sotto terra con la testa rivolta dall’altro lato della Mecca. Così, secondo la legge pakistana non è andata in Paradiso. Perché solo i buoni e gli obbedienti ci vanno.
Senza identità
‘Saman – Vita e morte di una ragazza italiana’ è sicuramente adatto a delle rassegne teatrali off. Consigliamo infatti di presentarlo al prossimo Fringe Festival romano ma, per candidarsi, necessita di qualche piccolo taglio per essere snellito.
La rappresentazione si lascia guardare e la platea è costretta a interrogarsi sui femminicidi – e non solo – che, da quanto si comprende, non sono un fenomeno solo nostro. Appartengono anche ad altre nazioni. Apre inoltre a molteplici chiavi di lettura.
Senza documenti non si va da nessuna parte, non si ha con sé la propria identità, seppur già negata a causa di altri fattori. E anche se si torna indietro per provare a recuperarli, alla fine si muore ugualmente dentro un corpo casual.
Due paesi distinti, dunque, il Pakistan e l’Italia, dove il fantasticare da una parte si trasforma in un’arma per la sopravvivenza personale, dall’altra significa sentirsi libere/i. In Pakistan sei merce per delle nozze combinate senza diritto di obiezione, in Italia, forse, puoi essere e divenire chiunque. Te stessa. Forse. Se nessuno osa rubarti l’esistenza.
Annalisa Civitelli
Foto: Giovanna Onofri
Off Off Theatre
dal 31 gennaio al 2 febbraio
Saman – Vita e morte di una ragazza italiana
scritto e diretto da Gianni Cardillo e Francesco Apolloni
Liberamente ispirato al libro “Saman. Vita e morte di una ragazza italiana” | Aliberti Edizioni
di Elisa Pederzoli e Jacopo Della Porta
con Sara Ciocca
Costumi Ginevra Polverelli
Luci Giuseppe Fischetti
Scene Sergio Tribastone