Sanremo 2024 – serata finale chiude con uno share del 74.1% e un totale di 14.301.000 spettatori, un record che non si registrava dal 1995, uno degli anni d’oro del Pippo nazionale. Inoltre, vince Angelina Mango, una donna, che conquista il podio dopo dieci anni. L’ultima fu Arisa con il brano “Controvento”
Lo ammetto. Mi sono presa una pausa di un giorno per scrivere della finale di Sanremo. Ho letto molto a riguardo, sicuramente articoli di colleghi più esperti di me, per formarmi un’idea approfondita; inoltre, tanti post sui social si sono propagati alla velocità della luce, e i tanti dibattiti discordanti hanno generato in me confusione. Ho voluto far decantare informazioni acquisite, metterle in ordine e cliccare sul pulsante pausa.
Così, terminata la kermesse canora si ritorna alla realtà e di fatti ne sono accaduti. Non ci si dimentica del mondo e delle notizie allarmanti. Ma per Sanremo ci si blocca per una settimana. E questo lo spiega bene Concita De Gregorio su La Repubblica di domenica.
Sanremo 2024 dunque è finito e parte giustappunto l’apprensione per la manifestazione dell’anno prossimo.
Ma veniamo a noi. Sanremo 2024 – serata finale apre con l’Inno nazionale suonato dalla Banda dell’Esercito diretta dal Maestro Maggiore Filippo Cangiamila. Di seguito viene esposta la classifica provvisoria che riserva delle sorprese e non tutti concordano e sono soddisfatti.
Sanremo 2024: serata finale, Fiorello e i suoi interventi
È il turno di Fiorello, co-conduttore di questa ultima puntata sanremese, dalla quale ci aspettavamo di più. Vitalità, certamente. Una finale con il botto. Capita così che la noia investa di nuovo l’etere dell’Ariston. Fiorello infatti non emerge: in veste di co-conduttore lo si vede impacciato. Sta nel suo. Interviene il giusto. Tuttavia funziona meglio con i suoi siparietti, interventi a sorpresa in cui lo si percepisce divertito. E diverte.
Lo show man presenta una versione modernizzata di “Vecchio frack” di Domenico Modugno con qualche riconoscibile inframmezzo sonoro dei brani del noto Jackson. È accompagnato da un gruppo proveniente da Kiev che balla alle sue spalle: i led – linee fosforescenti – delineano le loro sagome. Un’esibizione che sa di frizzante, tuttavia non raggiunge le bollicine auspicate. Crediamo oltretutto che entrambi i cantanti si siano rivoltati nella tomba.
Diciamola tutta: a noi Amadeus non piace granché. Vero, però, che sa sostenere dirette interminabili e conosce bene i giusti tempi sia radiofonici sia televisivi. Ci rimane però indifferente e non è da osannare, almeno quest’anno.
Sanremo 2024: serata finale, pillole di cultura
Oltre a intervallare musica e cultura, non ci sono stati picchi straordinari. Come già asserito sopra. Solo Roberto Bolle ha avuto la capacità di sconfiggere il nulla: accompagnato dal corpo di ballo del Bejart Ballet di Losanna, l’étoile piemontese – per la prima volta -, porta in televisione il “Bolero” di Ravel: la coreografia originale è firmata da Maurice Béjart.
Un magistrale esempio di potenza e professionalità che incanta tutto il pubblico. Nessuno però si è alza ad applaudire. Amadeus inoltre ricorda che il 29 aprile cade la giornata mondiale della danza e in “Viva la danza” Bolle, oltre a essere protagonista, potrà far conoscere quest’arte a livello internazionale. Peccato che il suo programma “Danza con me” il 1° gennaio di quest’anno non è andato in onda.
Troppo culturale?
Sanremo 2024: serata finale, eventi e compleanni
Sul palco il conduttore parla di Pesaro Capitale della Cultura 2024 – la città di Rossini -, un evento che abbraccia 1000 eventi, coniuga bellezza e sostenibilità e segue il concetto di cultura, mantenendo saldo il rapporto di rispetto e dialogo con l’ambiente nelle sue peculiarità e trasformazioni.
“Io che amo te” di Sergio Endrigo introduce la commemorazione delle vittime delle Foibe. Il cantautore, nato a Pola, nel 1947, a causa della cessione dell’Istria alla Jugoslavia, fu costretto a emigrare insieme a molti suoi connazionali. Con questo aneddoto, Amadeus esprime che il 10 febbraio, Giorno del ricordo, intende conservare vive verità e memoria.
A Trieste, inoltre, alla stazione è stato inaugurato il treno del ricordo dove è allestita una mostra multimediale aperta al pubblico, un viaggio ideale in cui si potrà percorrere e approfondire le vicissitudini dei profughi istriani. Infine, il treno compirà dodici tappe per tenere vive le reminiscenze storiche.
Passato e futuro si incontrano
Sul palco dell’Ariston si interfacciano così passato e futuro: “non c’è futuro senza la conoscenza delle nostre radici” asserisce il conduttore, introducendo Gigliola Cinquetti. Presente, quest’anno, alla manifestazione per festeggiare i 60 anni di “Non ho l’età”. Piccola considerazione: se già non aveva abbastanza voce a 18 anni figuriamoci ora. Non ne azzecca una!
Luca Argentero fa un breve intervento. Lo si potrà vedere nuovamente giovedì prossimo in tv con “Doc” (eh sì, perché la programmazione RAI è stata modificata a causa della kermesse, altrimenti chi la guardava?) e grazie a questa esperienza pensa ai medici professionisti e al lavoro che svolgono con passione. Con padronanza presenta Annalisa.
Anche Claudio Gioè parla di “Makari 3” mentre Pippo Balistreri, che ha lavorato in qualità di Direttore di Palco a ben quarantuno Festival, viene insignito del Premio città di Sanremo.
Collegamenti esterni
Tananai ritorna e canta “Tango” sul palco Suzuki. Dalla Costa Smeralda Tedua intona “Red light”, coadiuvandosi dell’autotune. Di certo non è l’esibizione più convincente. Verso la fine (2:00 più o meno) Lazza presenta “Cento messaggi”. Era proprio necessario riempire la scaletta?
Ciò che ci è piaciuto è che finalmente sul palco i giovani cantanti abbiano espresso le loro idee, immolandosi per le cause umanitarie e di pace. Forse, anche per acquistare più punti al Fantasanremo (e ancora siamo lontani dal capirne le regole!). Hanno gettato qualche semino, al di là dei dissensi.
Molte frasi, pensieri e incitamenti ai diritti, infatti, ci hanno consolato: ciò che tutti noi meritiamo per un’Italia migliore, per esempio, a detta dei La Sad. Non manca BigMama, la quale si esprime contro le paure, stimolando a non dimostrarsi timidi, ad amare liberamente, a essere chi si è.
Che i giovani si stiano mobilitando per smuovere le nostre coscienze, dato che il Festival è oramai alla portata di tutti? Un movimento che grida da un sottobosco per svegliarci dal sonnanbulismo attuale?
Non mancano Ghali – che chiede lo “Stop al genocidio” – e Dargen che però, il giorno dopo, sono stati contestati, anzi zittiti durante la puntata di Domenica In. A noi spetta il compito di fermarci e andare oltre: riflettere su quanto ci accade intorno e muoversi di conseguenza.
Sanremo 2024: serata finale
In conclusione: Sanremo in generale rimane sulla bocca di tutti. Non so quanto si possa elogiare Amadeus rispetto agli storici Festival che ormai fanno parte della nostra storia.
L’unico merito del conduttore è aver avvicinato Sanremo ai giovani; mai avevamo visto la platea ballare come se fosse a un vero e proprio concerto. Tuttavia ricordiamo gli eleganti e poco urlati Festival di cui Baglioni è stato direttore artistico il quale, ribadiamolo, è stato il primo a introdurre il rap in competizione.
E, andando a ritroso nel tempo, possiamo contare su quelli che hanno immortalato Pippo Baudo, dai quali sono usciti vincenti Ramazzotti, Pausini, Arisa e altri tuttora in auge.
Mai avremmo pensato inoltre di assistere a una snaturizzazione della musica. Sicuramente si richiedono nuove regole, serve infatti modificare l’attuale regolamento.
Sogniamo una Direttrice Artistica che sia un’esperta del settore – magari una cantante – si auspica – che sappia leggere il pentagramma, che conosca la metrica e che stia attenta ai testi. Desideriamo che si reintegri il voto degli esperti, dell’orchestra e della giuria demoscopica: diamo valore alle canzoni, alla musica, appunto. Tosca affiancata dalle sue colleghe? È una proposta.
Perché sì, va bene il voto popolare, ma chiariamo un punto: non tutti studiano o conoscono la materia. C’è necessità di un’educazione musicale che parta dalle basi. Per l’anno prossimo Fiorello ha suggerito la Clerici e Cattelan: vorremo però pensare che andare verso una kermesse organizzata da donne sarebbe un atto rivoluzionario. Piuttosto innovativo.
E infine le troppe presenze sconquassano i nostri animi; accorciamo i tempi, ricominciamo a scoprire talenti in piccole rassegne musicali e di seguito portiamoli sul palco dell’Ariston, aboliamo i talent e Amici (la risposta ve la darete da soli, ne siamo certi!)
Look generali
Gli abiti, poi, si sono rilevati protagonisti insieme a chi li indossava, narrando l’andamento della società.
Tra glitter a profusione, scollature vertiginose, giacche senza t-shirt sotto, taglie oversize conclamate dagli uomini, abbiamo notato l’eleganza della Mannoia, il rigore di Renga e Nek, il senso della trasgressione nella Bertè e nell’osare in quasi tutti/e le partecipanti in gara.
Ognuno ha dunque espresso carattere sfoggiando il proprio look senza timori.
Ma, tutti sti tatuaggi? Il plauso lo meritano gli artisti che disegnano sul corpo opere meravigliose. Bisognerebbe però chiedersi il perché i Tatoo stanno predominando e sono entrati di fatto nella nostra cultura.
Scriveremo del fenomeno, poiché ci incuriosisce.
Al prossimo Sanremo.
Annalisa Civitelli
Foto dal web
La vincitrice
Angelina Mango
I primi dieci
Angelina Mango
Geolier
Annalisa
Ghali
Irama
Mahmood
Loredana Bertè
Il Volo
Alessandra Amoroso
Alfa
Emma; Mannoia; The Kolors; Mr Rain; Santi francesi; Negramaro; Dargen D’Amico; Ricchi e Poveri; BigMama; Rose Villain; Clara; Renga e Nek; Maninni; La Sad; BNKR44; Sangiovanni; Fred De Palma.
Premi
Premio della Critica Mia Martini a Loredana Bertè
Premio della Stampa Lucio Dalla ad Angelina Mango
Premio Sergio Bardotti per il Miglior testo Mariposa di Fiorella Mannoia
Premio Giancarlo Bigazzi per la Miglior composizione musicale a La Noia di Angelina Mango
I cantanti in gara, i primi quindici
Renga Nek – Pazzo di te – rispetto la prima finalmente i due sono concentrati, più sicuri; rispettano le loro tipiche tonalità. Sono all’unisono.
BigMama – La rabbia non ti basta – BigMama sorprende sempre per i suoi messaggi inclusivi; sembra più sicura nella sua esibizione e il testo è interessante, una forma di riscatto sociale.
Gazzelle – Tutto qui – Gazelle indossa gli occhiali da sole neri, forse il ragazzo è timido o desidera acquistare un potenziale proponendo un look alternativo; comunque, rispetto martedì sera esce il suo potenziale, ma di certo deve migliorare.
Dargen D’Amico – Onda alta – il testo rimane incisivo, ma il cantante fatica a trovare il suo ritmo ed energia. Tuttavia non ha una voce potente. Musicalmente parlando? Ritmo incalzante con una buona alternanza di sequenze sonore diverse tra loro.
Il Volo – Capolavoro – più ci si addentra a conoscere il trio, ci si rende conto delle loro differenze vocali; Ignazio prevale; per il resto se la cavano sempre, ma rimangono sempre a terra.
Loredana Bertè – Pazza – la cantante calabrese si dimostra più sicura, ma comincia a calare di voce; brano dance e coinvolgente. I look della Bertè stupiscono per
Negramaro – Ricominciamo tutto – Uhhh, Sangiorgi ritrova il suo vigore. Esecuzione ineccepibile; il gruppo salentino porta sul palco dell’Ariston la sua cifra stilistica.
Mahmood – Tuta gold – Il ragazzo genera forza; quando scandisce le parole rende al massimo, ci piace la sua vocalità così alta e particolare. Nel rap si trova a suo agio. Consigliamo a Mahmood uno stilista che sappia vestirlo decentemente.
Santi Francesi – L’amore in bocca – le poche strofe del testo si ripetono più volte; un duo che tuttavia crescerà artisticamente.
Diodato – Ti muovi – sembra Fabio Concato. Antonio porta al Festival un brano che si diversifica dagli altri, è ben concepito a livello musicale e il testo è chiaro. Un invito a non stare fermi emotivamente.
Fiorella Mannoia – Mariposa – l’eleganza della cantante romana è innata; si prende la scena e non sbaglia nulla.
Alessandra Amoroso – Fino a qui – anche lei si differenzia dai brani formato dance; oggi l’Amoroso è in forma e porta la voce seguendo la musica con impeto.
Alfa – Vai! – un futuro da conoscere pieno di speranza. Ci piace il suo fischio. Vivere è il motto! Sprizza gioia.
Irama – Tu no – al ragazzo consigliamo un po’ di logopedia. Troppo trattenuto nello scandire il testo della sua canzone.
Ghali – Casa mia – il testo punta semplicemente sul diritto di appartenenza; esibizione carica di pathos. Con il suo compagno di viaggio, alieno, ci vuole far riflettere.
I cantanti in gara, seconda parte
Annalisa – Sinceramente – cosa non si fa pe guadagnare! E nulla la cantante deve osare, lo abbiamo già detto, deve fare un salto professionale, per buttarsi alle spalle ste hit che hanno stufato e so tutte uguali.
Angelina Mango – La noia – la canzone ha un so che di sonorità tradizionali; brano ballabile e la giovane sfodera una vocalità limpida.
Geolier – I p’ me, tu p’ te – il ragazzo ci mette buona volontà, ma non conquista le nostre corde emotive. Ha una voce fastidiosissima.
Emma – Apnea – rispetto martedì scorso Emma è più energica. Ma con tutte ste “a” sospirate non coinvolge comunque e il brano non si discosta da sonorità dance.
Il Tre – Fragili – canzone che non offre nulla di nuovo.
Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita – Angelo Sotgiu e Angela Brambati forse è ora che si ritirino; lei è elettrizzata come la ricordiamo tempo fa. I ritmi latini forse aiutano ad acquistare voti, ma non propongono niente di nuovo.
The Kolors – Un ragazzo una ragazza – un’altra canzone che purtroppo riempirà la nostra estate. Stash è pure un bravo chitarrista e preparato, tuttavia dovrebbe osare pure lui.
Maninni – Spettacolare – a noi il giovane cantante piace; voce notevole, si distingue dalla massa. Segue le note
La Sad – Autodistruttivo – per comprendere questo trio bisogna essere millennial. Noi siamo più grandicelli, non li capiamo e urtano il nostro apparato uditivo. Sarà l’ora: 00:50. Ma dove li trovano i vestiti? E da chi si fanno acconciare?
Mr. Rain – Due altalene – la nostra opinione non muta da martedì scorso.
Fred De Palma – Il cielo non ci vuole – un rap minore che non arriva.
Sangiovanni – Finiscimi – armonia anonima, non spicca nulla. Brano melenso.
Clara – Diamanti grezzi – Clara arriva poco prima del’1:30 e sveglia la platea. Non è al top. Pensiamo già alla fine.
BNKR44 – Governo punk – non si avvicinano neanche di una virgola ai nostri gusti.
Rose Villain – Click boom! – se ritorna in America non piangeremo.