Dopo aver commentato le prime quattro serate del Festival vogliamo dedicare a ‘Sanremo 2025’ delle riflessioni che delucidano quello che è piuttosto un auspicio per il futuro
‘Sanremo 2025’ volge al termine e la sensazione che ci rimane in queste ore è quella di essere tornati a un punto antecedente a quello da cui si era partiti, tanto da non farci nutrire grandi aspettative, appunto, sulla serata finale.
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Come abbiamo già detto nei giorni scorsi, la trasmissione non si è mai distinta per innovazione, bensì la lucida follia che ha accompagnato alcuni momenti dei festival targati Amadeus aveva conferito alla manifestazione un’aurea di imprevedibilità che quest’anno è mancata. Chissà che forse non sia meglio così.
Rivestire – e investire, tante aspettative su un programma televisivo in onda sulla rete ammiraglia del servizio pubblico appare oggi – e appariva anche negli anni scorsi, francamente esagerato, ma ormai il Festival di Sanremo era diventato, volente o nolente, uno specchio della società italiana e tutti concorrevamo nel nutrire su di esso la speranza che potesse aprire dibattiti e discussioni sui temi che stanno più a cuore.
Sanremo 2025: una lunga carrellata di canzoni pop
Ciò che avveniva a Sanremo avrebbe avuto un’eco nei giorni e nei mesi successivi, e senza calcare quel palco si temeva che sarebbero passate in sordina intere categorie di persone, le loro esigenze e la loro necessità di affermarsi. Quest’anno ‘Sanremo 2025’ non ha avuto tale funzione e da una parte forse è stato meglio così.
Qualcuno potrebbe spiegare questo nuovo corso con la reazionaria obbedienza ai vertici Rai e alle indicazioni, anche politiche, che inevitabilmente indirizzano quest’azienda in modo bipartisan. In ogni caso, l’assenza della patina della consacrazione sanremese ha ricondotto il festival alla sua reale essenza: una lunga carrellata più o meno noiosa, di canzoni pop.
Chissà, quindi, che nel prossimo futuro il ridimensionamento della manifestazione canora non avvenga anche in termini di durata (sponsor permettendo).
Avremmo, sicuramente, più tempo a disposizione per considerare che quello che vogliamo cambi in Italia non verrà modificato magicamente dal Festival di Sanremo, ma solo attraverso il lavoro di tutti i soggetti convolti, a partire da noi stessi ora distesi sul divano, coperti da un manto di briciole di patatine.
Laura Vespa