‘Sanremo 2025 – terza serata’ si conclude con 10 milioni e 700 mila telespettatori/telespettatrici con il 59,8%. Anche il terzo appuntamento tuttavia non eccelle e continua a trasmettere una sensazione granitica che non lascia spazio alle riflessioni
Scorre senza intoppi ‘Sanremo 2025 – terza serata’, e il circo mediatico che ruota intorno alla manifestazione inizia ad accettare l’idea dell’assenza di scandali e polemiche. Anche il debole tentativo di Dagospia di creare scompiglio sull’utilizzo dell’intervento del Papa non concordato si smorza quasi ancor prima che l’accusa prenda forma, inghiottita nella sua stessa improbabilità.
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La costruzione della macchina organizzativa è granitica e non lascia spazio a nessuna iniziativa personale che possa intaccare la scaletta predefinita, semmai ce ne fosse stata qualcuna. Non siamo più di fronte allo stesso evento che negli anni scorsi sembrava dotato di vita propria, in cui il furbo Amadeus appariva come il domatore insicuro che a fatica ne controllava i movimenti.
Assistiamo a una lunga ma ordinaria trasmissione televisiva, costruita con semplici blocchi in cui ogni attore si limita a fare ciò che è stato prestabilito. Rassicurante ma al tempo stesso non memorabile.
Sanremo 2025 – terza serata: l’energia dei/delle ragazzi/e del teatro Patologico
La serata inizia subito con il primo ospite, Edoardo Bennato, che promuove anche la proiezione, nei prossimi giorni, di un docufilm a lui dedicato per riconoscere la giusta importanza a questo grande cantautore italiano.

Nuovo cambio di co-conduttrici all you can eat, come ironizzato da Riccardo Bocca per descrivere una innecessaria abbondanza di presenze. Stasera calcano il palco del teatro più chiacchierato d’Italia Miriam Leone, spigliata e bellissima, Elettra Lamborghini, elegante ma forse troppo emozionata, non esprime subito il suo potenziale comico, che viene invece compensato da quello di Katia Follesa, a suo agio e in grado di coinvolgere facilmente gli spettatori.
Sembrava il classico siparietto stentato quello con il piccolo e simpatico Samuele Parodi, ma questo ragazzo trasmette davvero passione e grinta e concordiamo sul fatto che possa essere un futuro papabile presentatore del festival.
Dario D’Ambrosio presenta con il cuore gli attori del teatro Patologico. La loro energia e passione ottengono la prima standing ovation in un momento di dolce confusione che scompigliano con allegria l’ordinato palco.
La scelta di presentare gli attori della nuova stagione di “Mare Fuori” anche fuori dal teatro francamente non la capiamo. Ma da un dehors atterriamo a un altro e sul Suzuki Stage ci attende Ermal Meta che canta “Vietato morire”, rimandando un po’ di vitalità.
A metà serata arrivano gli attesissimi Duran Duran, a ben 40 anni dalla loro ultima apparizione al Festival condotto da Baudo nel 1985, insigniti del Premio speciale “Amici di Sanremo” dalla loro prima ospitata. Neanche troppo appesantiti dagli altri anni che passano come un temevamo, la prima parte della loro esibizione si affida troppo sulla voce di Simon le Bon e il risultato è un po’ zoppicante.
Nella seconda parte con il contributo di Psyco Kyller e di Victoria de Angelis in poi si sciolgono e “Wild Boys” fila liscia con il prevedibilissimo importunamento finale della Follesa.
La consegna del Premio – “meglio da viva che da morta“ – alla carriera città di Sanremo viene consegnato a Iva Zanicchi, la quale dichiara più volte di non voler cantare e forse avrebbero dovuto accontentarla. Stona in più occasioni forse a causa della stanchezza e dell’età.
Infine, verso il termine della puntata sanremese si apre la gag tra Conti e le co-conduttrici sull’uomo ideale prodotto dalla deficenza artificiale. Conti rimarca che da uomo “l’uomo ideale forse non esiste, ma esistono degli uomini – e in generale tutti gli uomini – nessuno escluso, che dovrebbero tenere bene a mente che quando una donna dice no, è NO. In qualunque luogo, in qualunque situazione. NO è NO. Non ci sono scuse”. “NO è NO” sottolinea ancora da Miriam Leone.
Lo stesso Conti ricorda anche il numero antiviolenza e stolking: 1522. Aggiungendo, “non siete sole“. Ci chiediamo se l’aggancio pessimo ovvero la semplice comicità che intende sensibilizzare su un argomento serio, che grava nella nostra società, sia stato ben confezionato. Soprattutto perché mandarlo a fine serata?
Laura Vespa
Finale Nuove proposte fra Alex Wyse e Settembre
Primo classificato fra le nuove proposte, Settembre, a cui vanno anche il Premio Mia Martini e il Premio Lucio Dalla.
Settembre – Vertebre
Ieri sera la sua performance appariva più rotonda. Forse ha risentito dell’emozione della finale al culmine di un’intera serata. Sguardo affascinante e timbro particolare, sebbene da consolidare. Prevediamo che non sarà una meteora.
Alex Wyse – Rockstar
Più impreciso di Settembre, appare però centrato nella sua esecuzione, nonostante sembri spingere troppo vocalmente, forse per bilanciare la spinta emotiva della finale.
Le prime cinque posizioni
Coma_Cose
Brunori Sas
Irama
Olly
Francesco Gabbani
Sanremo 2025 – terza serata | Le esibizioni
Clara – Febbre
La sua voce è piacevole e potenzialmente graffiante ma la canzone è un po’ bidimensionale e non valorizza appieno le sue capacità. Anche se rivolta a pubblico chiaramente molto giovane, avrebbe potuto avere più carattere.
Brunori Sas – L’albero delle noci
L’amore per la figlia e l’emozione provata si leggono negli occhi e nel sorriso finale della sua esibizione. Il brano, e la poesia alla base del testo, ha un potenziale che si concretizza nell’esplosione musicale e vocale del ritornello, più fresco delle strofe appesantite invece da un motivetto troppo riconoscibile.
Sarah Toscano – Amarcord
Look anni ’70 sui toni del bianco/nero per esibire la sua canzone, orecchiabile e piacevole. È una cantante molto giovane che deve ancora irrobustire il proprio timbro, benchè la scuola di Maria De Filippis le abbia insegnato a tenere il palco.
Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore
Recitazione, trasporto, voce ed esperienza decennale confezionano la professionale interpretazione di Massimo Ranieri, che si gode il Festival consapevole di non dover gestire l’ansa del podio….e parte l’assolo di Sax….
Joan Thiele – Eco
Il pezzo è bello e si fa riconoscere dalle prime note, caratterizzate, anche se a tratti, dalla chitarra elettrica della cantante; peccato per la dizione poco chiara in alcuni momenti, mentre la voce che esplode chiara e cristallina nel ritornello le conferisce il fascino che si merita.
Shablo feat Guè, Joshua e Tormento – La mia parola
Il dj porta sul palco la numerosa formazione (con tanto di coro gospel) con l’intento di smuovere l’Ariston. Il colore giallo che aveva connotato la prima esibizione aveva contributo a renderla più accattivante di quanto invece appaia questa sera.
Noemi – Se ti innamori muori
Elegantissima, passata l’emozione del debutto, regala un’interpretazione più rotonda; la sua è una di quelle canzoni che la seconda volta piacciono di più e se ne comprende meglio la struttura.
Olly – Balorda nostalgia
“Le note sono 7” , diceva il saggio, ma sulla base di questa canzone possiamo cantare tranquillamente “Da sconosciuti a innamorati” di Alfa.
Coma_Cose – Cuoricini
La canzone è simpatica e sembra già nei cuoricini del pubblico ma non c’è niente da fare, non ci convincono fino in fondo e forse neanche in superficie.
Modà – Non ti dimentico
Durante questa seconda l’esibizione, Checco sembra soffrire di più la tenuta dei lunghi periodi che scandiscono il pezzo.
Tony Effe – Damme ‘na mano
Accantonato il timido bianco di martedì, ritorna a un look più grintoso e cupo. La parte trap del pezzo ad un secondo ascolto risulterebbe anche con una propria ragione d’essere, ma nella parte più melodica la sua voce si affossa in tonalità troppo basse e risulta monocolore.
Irama – Lentamente
Ci auguriamo che la prossima volta possa portare al festival un’evoluzione della ballata adolescenziale a cui ci ha abituato, e da cui non si discosta neanche quest’anno.
Francesco Gabbani – Viva la vita
Esibizione coinvolgente e precisa. Peccato per la canzone non memorabile.
Gaia – Chiamo io chiami tu
Al secondo ascolto possiamo confermare la prima impressione; la canzone non decolla ed un peccato perché non rende giustizia alla sua voce peculiare.