Due artiste tra le più apprezzate del panorama artistico italiano ci conducono in un viaggio ricco di sentimenti e di emozioni, ‘Sante bambole puttane. Oppure, più semplicemente, donne’, da cui emerge un tracciato dell’universo femminile al contempo doloroso e delicato. Sono storie di piccole voci che affrontano con coraggio il proprio destino, con il desiderio, mai sopito, di riuscire a realizzare i propri sogni
Dieci donne, dieci identità diverse. Creature di cui noi, come il resto del mondo, non sappiamo quasi nulla. Lora, Amina, Irina, Sonia, Dorina, Helen, Habi, Apollonia, Zelda e Raya, sono le protagoniste femminili raccontate da Grazia Di Michele e Maria Rosaria Omaggio nello spettacolo ‘Sante bambole puttane’, andato in scena il 22 settembre scorso presso la Sala Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.
L’evento, rappresentato in veste di teatro – canzone, prende il titolo dall’omonimo disco della cantautrice romana, pubblicato lo scorso giugno, scritto a quattro mani con la sorella Joanna.
Ciascun brano è introdotto da un monologo scritto dall’autrice e regista Pietra Selva, che Maria Rosaria Omaggio, al suo secondo sodalizio con la Di Michele, interpreta magistralmente.
Ogni personaggio è una piccola luce che epiteti maschilisti o sessisti cercano di offuscare. Ed è proprio sulla diatriba terminologica che le due performer entrano in scena: gli insulti rivolti alle donne, e più in generale all’universo femminile, sono allusioni sessuali che non hanno un corrispettivo maschile. Un problema, questo, su cui l’attualità ci spinge a riflettere con sempre maggiore insistenza, ma per il quale non esiste ancora una soluzione.
Eppure, dietro ogni storia, ci sono un viso, un nome, un’identità. Ci sono vite negate, inespresse, non volute ma ugualmente accettate e vissute fino in fondo. Anna, prostituta, mantiene col suo lavoro la famiglia lontana; Amina è una migrante alla deriva, come la sua esistenza; Sonia cerca di salvare le apparenze agli occhi di una comunità ipocrita e saccente. Ma ci sono anche Apollonia, con la sua ingenuità, e Lora, salvata dall’amore di un uomo perbene, a tenere viva la speranza di un futuro diverso.
Sante bambole puttane: ogni storia ha un nome di donna
Su uno schermo che campeggia sul fondale del palcoscenico vengono proiettati i volti delle protagoniste, a corredo del reading e della performance canora. Empatia e sinergia sono le parole chiave che accomunano Grazia Di Michele e Maria Rosaria Omaggio alla band composta da Andy Bartolucci alla batteria, Fabiano Lelli alla chitarra, Paolo Iurich al pianoforte e Fabrizio Cucco al basso, con due giovani vocalist allieve della Di Michele.
Tale connubio, tuttavia, sacrifica un po’ troppo il rapporto con il pubblico: l’eccessiva velocità con cui si avvicendano le canzoni e la narrazione impedisce alla platea di metabolizzare e far sedimentare i contenuti dei testi, con il rischio di uscirne con l’affanno. Forse poco indicata è stata anche l’esibizione delle allieve della Di Michele nel bis “Le ragazze di Gauguin”: una scelta che ha smorzato i toni di uno spettacolo tutto sommato intenso e ben congeniato.
“Signore, non perdonare mai quelli che sanno il male che fanno“. Ogni donna abusata, maltrattata, violata ha diritto a chiedere giustizia, non vendetta. A queste vite, che prendono forma dal buio più profondo, che sanno cogliere il bello e il vero oltre le apparenze e gli inganni, trovando bellezza perfino nel dolore, la musica ha restituito voce e dignità. Chiediamoci, quindi, cosa possiamo fare noi, ora, prima che sia troppo tardi.
Elena D’Elia
Foto: Sergio Battista
Auditorium Parco della musica – Teatro Studio Borgna (Roma)
22 settembre
Sante bambole puttane. Ovvero, più semplicemente, donne
Testi e regia Pietra Selva
Grazia Di Michele chitarra e voce
Maria Rosaria Omaggio voce recitante
Andy Bartolucci batteria
Fabiano Lelli chitarra
Paolo Iurich pianoforte
Fabrizio Cucco basso