Tra oscurità e bellezza ‘Sátántangó’ di Béla Tarr è un’esplorazione profonda della decadenza umana attraverso un capolavoro cinematografico di sette ore, guidato da una struttura narrativa innovativa e una fotografia straordinaria in bianco e nero
‘Sátántangó’ di Béla Tarr è un capolavoro cinematografico senza tempo che sfida le convenzioni narrative e offre un’esperienza visiva unica e coinvolgente.
Il film, basato sull’omonimo romanzo di László Krasznahorkai, è noto per la sua lunghezza straordinaria che si estende per oltre sette ore, ma ogni minuto è intriso di un senso profondo di maestria artistica.
Ambientato in un remoto villaggio dell’Ungheria rurale, il film esplora la decadenza morale e fisica della comunità attraverso un’atmosfera cupa, onirica e avvolgente.
La pellicola è caratterizzata da un ritmo lento e contemplativo, con lunghi piani sequenza che catturano dettagli minuziosi e gesti quotidiani.
Questa scelta registica, insieme all’uso del bianco e nero, contribuisce infatti a creare un senso di claustrofobia e isolamento, amplificando la disperazione e il decadimento dello scenario circostante.
Esplorazione dei temi umani
‘Sátántangó’ indaga temi profondamente umani come l’avidità, la corruzione, la speranza e la desolazione. I personaggi sono disperatamente intrappolati nelle loro vite, intrisi di vizi e ossessioni personali. Le loro azioni sono guidate da un senso di vuoto e di disillusione, creando un ambiente in cui la speranza è un lusso lontano e il male prevale.
Uno degli elementi più distintivi della pellicola è la sua struttura narrativa non lineare. Il lungometraggio è infatti diviso in sette parti, ognuna delle quali offre una prospettiva diversa sulla storia.
Un approccio che incita chi guarda a cercare connessioni e a ricostruire le vicende, creando un coinvolgimento attivo nella fruizione del lavoro.
Fotografia e colonna sonora indimenticabili
La fotografia in bianco e nero di Gábor Medvigy è straordinaria e conferisce al girato un aspetto visivamente sorprendente. Le inquadrature ampie e il gioco di luci e ombre accentuano l’atmosfera tetra e decadente del villaggio, aggiungendo ulteriore profondità emotiva alla storia.
La colonna sonora di Mihály Vig, con il suo minimalismo evocativo, accompagna magistralmente le immagini, creando un climax sonoro che sottolinea l’angoscia e la desolazione dei soggetti.
Un’opera complessa
‘Sátántangó’ non è un film per tutti. La sua durata e il suo ritmo lento richiedono un impegno da parte dello spettatore, ma coloro che si immergono in questa esperienza visiva unica saranno ricompensati da una profonda meditazione sulla condizione umana e sulla natura del male.
In conclusione, Béla Tarr ha creato un’opera che sfida e affascina, con la sua narrazione non lineare, la sua fotografia stupefacente e il suo ritmo contemplativo. È un film che richiede pazienza e attenzione, che offre un’osservazione scrupolosa senza precedenti per chi è disposto ad affrontare la sua complessità.
Andrea Di Sciullo
Sátántangó
Bèla Tarr
tratto dall’omonimo romanzo di Làszlò Krasznahorkai
Mihály Víg Irimiás
Putyi Horváth Petrina
László Lugossy Schmidt
Éva Almássy Albert Mrs. Schmidt
János Derzsi Kráner
Irén Szajki Mrs. Kráner
Alfréd Járai Halics
Miklós Székely B. Futaki
Erzsébet Gaál Mrs. Halics
Erika Bók Estike
Genere Drammatico
Fotografia Gabor Medvigy
Costumi János Breckl, Gyula Pauer
Musica Mihály Víg
Sceneggiatura László Krasznahorkai , B. Tarr
Produzione Mafilm Objektiv Studio / Vega Film Productions / Von Vietinghoff Filmproduktion
Durata 450 minuti
Paese di origine Ungheria | Svizzera | Germania
Anno di produzione 1994