Siamo ospiti di noi stessi
Sul palco del centralissimo Teatro Due di Roma, dal 3 al 6 ottobre, la giovane Laura Dotta Rossa si mette in gioco. A tratti efficace e per altri versi meno, “Sono un segno”, dai registri sperimentali, affronta il difficile mondo dell’intersessualità attraverso un percorso dallo sfondo sociale e che abbatte i muri degli stereotipi
Una ragazza senza nome, circondata da semplici scatoloni bianchi con delle X nere su, rispecchia la sua generazione con le proprie difficoltà e frustrazioni. Lei si propone al pubblico con un testo contemporaneo, raccontando la vita vista dagli occhi dei millennials.
I temi presi in considerazione sono tanti, anche interessanti, ma nel modo in cui sono esposti non rendono la rappresentazione fluida: anzi, in essa manca proprio un filo logico preciso. In effetti percepiamo un preambolo troppo lungo rispetto la centralità dell’argomento proposto ovvero l’intersessualità.
Che vuol dire essere “intersessuali”? Come si convive con questa “diversità”? In che modo reagisce il corpo di fronte questa “anomalia del destino”?
La questione rilevante dunque, unita a una recitazione ancora acerba da una parte, mentre dall’altra più convincente, si interseca ad altre tematiche come la contestazione – voce di un coro che lotta per i propri diritti – le in-sofferenze, le convenzioni e la roboticità dei nostri tempi.
Insomma ci si sente impantanati, ingabbiati cioè dentro definizioni e ruoli; noi stessi ci “cataloghiamo” come a volte fanno gli altri. Emerge così l’esigenza di trovare protezione al pari dell’accettazione della nostra persona. Una sorta quindi di auto-educazione e di specchio, che ci aiutano a guardarci in profondità.
Laura Dotta Rossa in poco più di cinquanta minuti ci propone dei quadri in cui lei spicca nella parte centrale – la migliore – della pièce. L’attrice, infatti, lì è se stessa: riesce a esprimersi senza indugi, soprattutto perché in quel momento concentra le sue idee ben sviscerate.
Se provassimo quindi a ribaltare lo spettacolo per intero, bisognerebbe partire proprio da questo punto, per poi approfondire tutta la narrazione. Nonostante alcune brevi riflessioni, pause e silenzi che distolgono l’attenzione dello spettatore, all’interno di ‘Sogno un segno’ tuttavia ci sono delle intuizioni particolari che qui non sveleremo ma che donano alla rappresentazione stessa un poco di originalità.
L’attrice deve però lavorare sulla mimica, affinché renderla più dinamica, e affinare la portata di voce per migliorare pronuncia e cadenza. Premesso che fare teatro oggi sia difficile crediamo nell’impossibile: agire in gruppo sarebbe molto costruttivo invece di affidarsi solo a se stessi. Quantomeno per un confronto concreto e professionale.
Annalisa Civitelli
Teatro Due
dal 3 al 6 ottobre
Sono un Segno
di e con Laura Dotta Rossa