Luciano Melchionna porta sul palcoscenico del teatro Piccolo Eliseo di Roma (e non soltanto sul palcoscenico) “Spoglia-Toy”, una rappresentazione violenta e fisica che racconta uno dei tanti aspetti dello sport. Attraverso dodici monologhi viene descritto cosa significa essere giocatori quando da squadra, da gruppo, si torna a essere uomini soli
Prima di un incontro importantissimo, gli undici giocatori di una prestigiosa squadra di calcio si raccolgono singolarmente per trovare la concentrazione e abbandonarsi velocemente ai propri pensieri: quegli stessi pensieri sono come una confessione che gli atleti sentono la necessità di fare, per lasciar respirare la propria anima e la propria pelle prima di ricoprirla con la maglia che porta cucito il numero di ognuno di loro.
Gli spettacoli di Luciano Melchionna non possono essere analizzati se non con un punto di vista che deve necessariamente barcamenarsi tra l’emozione e la riflessione, tra impressione e critica; il teatro di Melchionna è fisico, dinamico, oscuro e ambiguo ma sempre assolutamente coinvolgente.
Nel caso di “Spoglia-Toy” è impossibile non fare una valutazione senza indagare a fondo tra le righe del copione: al di là dell’immediatezza della trama (che racconta la discesa in campo di una squadra di calcio, presumibilmente prima di un incontro fondamentale e dopo esser stata violentemente fomentata dal proprio allenatore) la storia di “Spoglia-Toy” insiste su un concetto duplice: quello di collettività ed individualità.
Si crea allo stesso tempo un parallelismo con il fanatismo sportivo, il peggiore, quello che porta costantemente i tifosi più incalliti a perdere il contatto con la realtà e a collassare su loro stessi in una deriva di ignoranza e inconsapevolezza.
Sebbene il copione mostri un’immagine esageratamente esaltata e anche poco verosimile di quello che succede dentro gli spogliatoi di una squadra sportiva, il messaggio arriva comunque forte e chiaro: per soddisfare le aspettative dei propri tifosi, ma soprattutto di loro stessi, i giocatori annullano la propria identità e si trasformano volontariamente o involontariamente, costretti o liberi di farlo, in guerrieri della peggior specie dimenticando, cosa ancor più deprecabile, tutto ciò che dovrebbe fare da piedistallo a ogni sport ossia l’onestà e il rispetto per l’avversario e quello che negli ultimi anni viene sempre più spesso chiamato fair play.
La vera sostanza dello spettacolo si trova però nei singoli monologhi interpretati dagli attori: il pubblico può assistere soltanto a un monologo (tutti i protagonisti, finita la scena iniziale, si distribuiscono contemporaneamente ognuno in un ambiente diverso del teatro, dal foyer ai bagni) ma questa cosa è limitante fino a un certo punto e non compromette il senso globale della rappresentazione.
È questa scelta drammaturgica che concretizza la dicotomia fra insieme e singolo; all’interno della squadra i giocatori sembrano dar vita al detto “l’unione fa la forza”, quando invece sono da soli trovano il coraggio di spogliarsi letteralmente di quella corazza fatta di crudeltà e voglia di vincere per raccontare loro stessi in quanto uomini e dare un contorno, attraverso la voce, a quello che è dentro la loro anima. L’intera messinscena è potente, a tratti disturbante ma assolutamente significativa, così come gli aspetti tecnici, dalla regia alla recitazione dei bravissimi interpreti che risultano decisi e veri.
Nella scrittura del testo si riconosce la penna di Giovanni Franci, giovane e abile autore romano, nelle circostanze più amare, malinconiche e quasi pessimistiche dei monologhi. Nascosta tra le battute appare persino qualcosa di pasoliniano ogni volta che quella realtà viene dipinta sottolineando gli aspetti più lontani dall’intelletto umano, quegli aspetti quasi animaleschi, che sottilmente vengono rappresentati con un naturale snobismo, quasi un disprezzo divertito.
“Spoglia-Toy” merita almeno una visione, poiché oltre ad essere nella più classica delle accezioni un ottimo spettacolo, è anche un’esperienza che riesce a toccare la sensibilità del pubblico non soltanto con le circostanze più commoventi ma anche con quelle più ruvide e volgari.
Gabriele Amoroso
Foto Tommaso Le Pera
Teatro Piccolo Eliseo
dal 16 al 26 maggio 2019
Spoglia-Toy
di Luciano Melchionna e Giovanni Franci
regia Luciano Melchionna
con Lorenzo Balducci, Orazio Caputo, Mauro F. Cardinali, Gennaro Di Colandrea, Adelaide Di Bitonto, Emanuele Gabrieli, Sebastiano Gavasso, Pierre Jacquemin, Gianluca Merolli, Fabrizio Nevola, Roberto Olivieri, Marcello Paesano, Agostino Pannone
costumi Milla
scene Chiara Carnevale
musiche Riccardo Regoli
installazioni fotografiche Mario Pellegrino
assistente alla regia Sara Esposito
consulenza sportiva Sebastiano Gavasso