Si può pensare che l’arte appartenga ai soli musei oppure che sia legata alle gallerie che espongono opere di artisti contemporanei. Ma questo linguaggio è intorno a noi, in ogni angolo, nella vita di tutti i giorni. Ricercando informazioni sul web, si scopre che esiste un’arte ecologica che previene la pesca a strascico: le ‘statue sottomarine’. Queste ultime oltre ad arricchire i nostri fondali hanno una funzione non solo estetica ma soprattutto ecosostenibile
“Le sculture in marmo creano una barriera fisica per le reti dei pescherecci a strascico e contemporaneamente sono un museo sottomarino unico nel suo genere, accessibile a chiunque, tramite immersioni organizzate o individuali”
Per anni abbiamo usato le risorse naturali senza un freno: tagliato alberi senza piantarne altri, consumato più acqua del necessario, creato allevamenti di animali senza alcun controllo, preoccupandoci solo delle produzioni e del ricavato.
Oggi, nel 2022, stiamo scoprendo le conseguenze dei nostri atti passati e della nostra mentalità consumista: l’usa e getta.
Tuttavia, tra le tante disgrazie e ipocrisie del mondo esistono persone che, con la loro genialità e il loro spirito rivoluzionario, cercano soluzioni per poter aiutare il nostro pianeta.
E la storia delle ‘statue sottomarine’ è un’eco che si sta propagando in tutto il mondo a favore dell’ambiente.
Le statue sottomarine: il rispetto per il mare
Felix Finkebeiner, per esempio, è un bambino tedesco di 9 anni che fonda il movimento “Plant for the Planet” o Enrica Arena che, con la sua socia Adriana Santanocito, ha dato vita al progetto “Orange Fiber”, basato sullo sfruttare ciò che resta della lavorazione delle arance siciliane trasformate in succo, per ricavarne una fibra naturale con la quale realizzare tessuti e abiti.
Poi c’è anche la storia di Paolo Fanciulli denominato il Pescatore, un ambientalista che da anni lotta contro la pesca illegale e l’inquinamento provocato dai rifiuti tossici e dai detergenti chimici; in diverse occasioni, infatti, lo stesso Fanciulli ha rischiato la vita a seguito di pressioni e minacce.
Nonostante le disavventure, Fanciulli ha trovato la forza di reagire e creare sia una forma di “pesca-turismo” sia un’organizzazione no profit: la sua prima azione consiste in un mix di turismo ecologico e culturale, per fornire alle persone una coscienza ambientale, mentre la seconda è denominata “La casa dei pesci“, fondata nel 2014 insieme al suo amico Ippolito Turco.
Oggi, dopo diversi anni di attività, si iniziano a vedere dei risultati.
“[…] perché non mettere là sotto il mare delle sculture? Mi sembrava più rispettoso per il mare e un bel messaggio: l’arte che protegge la natura e combattere l’illegalità […]”.
Aiutare il mare con l’arte sostenibile
Uno dei metodi più usati nella pesca illegale è proprio la pesca a strascico ovvero trainare una rete da pesca sul fondo del mare. Attività, questa, che compromette l’habitat marino, poiché si raccolgono esemplari adulti e giovani, ostacolando il ripopolamento ittico. Non solo, questo sistema sdradica anche la posidonia, l’erba del mare essenziale nel Mediterraneo,
La proposta di Paolo Fanciulli pertanto è stata quella di collocare sul fondo al mare dei blocchi di marmo – una sorta di aiuto per il mare mediante l’arte -, con lo scopo di fare in modo che ogni altorilievio, realizzato in marmo donato dalle cave di Carrara, sia un’opera d’arte. L’obiettivo è dunque far desistere i pescatori dalla loro operosità.
L’appello di Fanciulli, quello di far vivere le ‘statue sottomarine’, ha da dato i suoi frutti: numerosi artisti italiani e stranieri hanno risposto in modo positivo all’iniziativa dal carattere sociale.
Si parla di Massimo Catalani, Francesca Bonanni, Giorgio Butini, Massimo Lippi, Lea Monetti, Marco Borgianni, Johann Goelles e la britannica Emily Young, e tanti altri, che hanno aderito alla causa, creando opere dal valore civile visibili agli appassionati di sub.
Uno sguardo che si amplifica dall’oculata osservazione della società e che tocca varie tematiche: dalla femminilità alla vita e alla fertilità; dalla rinascita alla figura della sirena, simbolo di fascino; dal senso di riavvicinamento alla natura fino a giungere al concetto di speranza universale.
Il museo blu della biodiversità
Il ripopolamento ittico nei profondi fondali promuove dunque una pesca tradizionale, non invasiva. Coadiuvare l’iniziativa è diventata una priorità, non solo in prossimità di Talamone e dintorni (Toscana), ma anche in altre località italiane per arrivare ai Caraibi.
La salvaguardia significa proteggere le specie e di conseguenza incrementa la crescita degli organismi che si attaccano alle statue. Una volta depositate sul fondo del mare, queste ultime, già dopo una o due settimane, si ricoprono da un sottile strato di microrgnismi unicellulari del tipo batteri, microalghe e funghi. Dopo un anno, sulle sculture si insediano organismi più grandi come cirriperdi, ostriche, coralli, spugne, stele marine e granchi.
Dal 2015 sono state calate in mare trentanove sculture, ed oggi il risultato è già visibile: la popolazione marina è tornata, come un branco di delfini che abita le coste toscane.
La notizia delle ‘statue sottomarine’ sta avendo una diffusione internazionale: giornali come “The Guardian” o il “National Geographic” hanno dedicato degli articoli di approfondimento all’interno delle loro edizioni.
Nel maggio del 2022, inoltre, due giornalisti italiani, Ilaria De Bernardis e Marco Santarelli, pubblicano il libro “La casa dei pesci. Storia di Paolo il pescatore” edito da Palombi.
Paolo Fanciulli è un esempio per tutti i cittadini di questo mondo, è innegabile; fa presente ad ognuno di noi che abbiamo il potere di cambiare e di aiutare il Pianeta.
“La casa dei pesci” è un richiamo alla nostra coscienza. Un invito a non essere egoisti, a lasciare questo pianeta come vorremmo che lo lasciassero a noi, e che abbraccia sistemi di vita sostenebili, argomento ormai molto attuale.
Agnese De Luca