All’interno della BCC Banca di Taranto, lo scorso 27 maggio, si è svolta la presentazione di ‘Sulle sponde della Magna Grecia – Il Novecento di Spagnoletti, Carrieri, Grisi e gli altri’. Durante l’evento è stata annunciata da Pierfranco Bruni la volontà di ampliare ulteriormente la III nuova edizione del saggio, includendo soprattutto autrici come Matilde Serao, Anna Maria Ortese e Alba Florio
‘Sulle sponde della Magna Grecia’ edito da Passerino, d’altronde, prima che come libro nasce come progetto. Oggi, dunque, si configura come un viaggio in continuo divenire, pronto ad accogliere suggestioni e cercare sempre nuove chiavi di lettura.
“Perché proprio ‘Sulle sponde della Magna Grecia’ se si tratta del Novecento?“, così è iniziato l’intervento di uno degli autori, Pierfranco Bruni, e della curatrice, Rosaria Scialpi.
Ebbene, il loro intento è proprio quello di rintracciare gli stilemi, i codici linguistici ma soprattutto i simboli, i topoi e gli archetipi magnogrechi che sopravvivono e trovano nuova linfa vitale all’interno della letteratura del Novecento attraverso quegli scrittori che, avvertendoli come parte della loro identità, li hanno riproposti mediante nuove chiavi interpretative.
Sulle sponde della Magna Grecia: ricognizione fra le pagine della letteratura
La Magna Grecia, allora, è il criterio che ha guidato (e guiderà nella nuova edizione) autori e curatrice nella loro ricognizione fra le pagine della letteratura.
Proprio per questo, oltre agli autori del meridione, si possono rintracciare alcune pagine dedicate a D’Annunzio e alla sua sosta a Grottaglie (TA) che lo ispirò particolarmente così come a quanto di questa Magna Grecia abbia trovato modo di entrare persino nel personale e nella scrittura del torinese Pavese in seguito alla sua detenzione in Calabria.
“Perché solo meridione e perché il sottotitolo riporta i nomi di Spagnoletti, Carrieri e Grisi?“, questo è uno degli altri temi affrontati durante la serata e che molto sembra aver affascinato gli astanti.
Storia della letteratura italiana unitaria
Scialpi e Bruni hanno tenuto a sottolineare che la loro scelta non deve essere in alcun modo percepita come figlia di un certo campanilismo. Anzi! Come precisato anche nella prefazione, purtroppo, nei manuali scolastici e universitari, talvolta anche a causa di linee guida piovute dall’alto, non figurano quasi mai, se non per la magica triade Deledda – Pirandello – Quasimodo, scrittori e scrittrici del Novecento provenienti dal meridione.
Si è dunque voluto tracciare una linea meridionale che non si contrappone a quella lombarda ma ne è sorella, perché la storia della letteratura italiana può essere definita tale solo se è davvero unitaria, se non prevede fratture di alcun tipo.
Circa Spagnoletti, Carrieri e Grisi Bruni ha poi spiegato che in questi tre scrittori, tutti e tre poeti e critici letterari, si è rintracciato una corona meridionale, insomma tre capisaldi. I tre, infatti, oltre ad aver contribuito con la propria scrittura alla storia letteraria del Novecento, hanno anche promosso autori che riscontravano non poche difficoltà ad essere accettati dal mondo editoriale.
È questo il caso, ad esempio, di Pavese di cui Spagnoletti ha con insistenza fatto pubblicare postuma “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, nonostante tutti la trovassero una scelta azzardata per i temi e soprattutto per la tipologia di morte dello scrittore; ma è il caso anche di Pasolini che, come lo stesso ripeté più volte, fu introdotto nel mondo editoriale proprio da Spagnoletti.
Pierri: un grande poeta oscurato dalla fama di Merini
Michele Pierri, un nome che suonerà estraneo ai più ma che, nel corso del Novecento, era noto a molti scrittori che accorrevano a casa sua per chiedergli consigli di scrittura e ricevere, quando possibile, indicazioni sulle pubblicazioni.
Un poeta sopraffino e un ottimo critico, di cui però già gli stessi tarantini sembrano aver dimenticato tutto. La sua fama, infatti, è stata eclissata da quella della moglie Alda Merini che tuttavia nella propria scrittura poco conserva di quel meridione che invece caratterizza quella di Pierri. Questioni di marketing, sicuramente.
Ma perché i tarantini ricordano Merini come poetessa tarantina, anche se, come si diceva, non ha incanalato nella sua poesia nulla di quel mondo magnogreco, e dimenticano Pierri che molto ha fatto per la città oltre che per la letteratura?
La necessità di un dipartimento umanistico
La risposta è stata rintracciata, fra le varie osservazioni proposte, nella mancanza di un dipartimento umanistico a Taranto. Manca un’Università di impianto umanistico e mancano pertanto quelle cittadelle del sapere che darebbero un impulso nuovo e vigoroso per la riscoperta degli autori locali che, come si diceva, molto hanno contribuito alla letteratura italiana.
Anche a causa di questa grave mancanza i giovani sono costretti ad andare via, non per scelta perché di scelta non si può parlare quando non si presenta un’opzione, ma per l’assenza di un polo umanistico. E allora vanno via, negli altri atenei, a studiare gli autori di altre città e non incontrando mai la possibilità di conoscere quelli che, invece, fanno parte della sua identità.
Sulle sponde della Magna Grecia: i giovani e la cultura
L’incontro ha registrato un ampio e interessante dibattito con il pubblico, un dialogo costruttivo e interessante. Fra il pubblico si è registrato che, secondo alcuni, i giovani del territorio sono poco presenti quando si tratta di cultura.
Dal dibattito è invece emerso che più che parlare dei giovani è necessario parlare con i giovani, catalizzare l’attenzione anche attraverso mirate tecniche di comunicazione che parlino il loro linguaggio e non siano percepite come materia immobile, vetusta e lontana da loro.
I giovani, e lo dimostrano le statistiche, sono i veri lettori di questo Paese e sono molto più ricettivi di quanto si creda, talvolta, sottovalutandoli. Si ritorna a quanto detto prima: mancano le strutture che dovrebbero fungere da fucina di idee e spronare alla riscoperta.
Se non si danno loro gli strumenti per esplorare il bagaglio culturale che li appartiene in quanto figli di quella Magna Grecia di cui si accennava, non si può pretendere che sappiano chi fosse Belli o che anche Pierri scrivesse.
Questo è allora uno degli obiettivi che si pone ‘Sulle sponde della Magna Grecia’, come progetto più che come libro: entrare nelle scuole, far conoscere la storia e la letteratura del nostro meridione, sfondare i muri che si frappongono fra i più giovani e le generazioni precedenti che quel Novecento di cui si parla nel saggio l’hanno vissuto e di cui possono e devono essere testimonianza, riportare anche il sud al centro del dibattito critico-letterario.
Al termine della serata si è voluto poi ringraziare la libreria Book and Bags della Scorpione Editrice di Taranto per essersi fatta promotrice dell’incontro pur essendo stato il libro pubblicato con un’altra casa editrice. Da questo emerge l’amore per un territorio, quello di Taranto e del meridione più in generale.
Rosaria Scialpi