Il teatro Studio Uno di Roma è ormai garanzia di qualità e anche in questa occasione si dimostra ospite di produzioni da seguire con interesse e piacere: è il caso di “Terzo Millennio”, un lavoro che in un’atmosfera grottesca e teatralmente potente mette in scena una riflessione sulla società abbandonando la pretesa di arrivare ad un punto fermo ma lasciando che le domande proposte siano aperte a più risposte
Sulla riva di un fiume che scorre nel mezzo di quella che sembra essere un’isola deserta si incontrano tre singolarissimi personaggi: un maiale antropomorfo, un pescatore ed una donna. Prese tutte e tre da un bisogno incontenibile di raccontare, domandare e comunicare, le strane figure analizzeranno il mondo che le circonda arrivando a conclusioni mai definite ma quasi sempre scoraggianti e irrisolvibili.
Il regista ed autore, il geniale Fabio Massimo Franceschelli, ha portato in scena per la prima volta questo copione nel 1997 e in più di venti anni di rappresentazioni il lavoro è sempre stato un successo, persino all’estero, e a ragione: “Terzo Millennio” è un testo unico e scritto con un’intelligenza profondissima.
Restando sempre dentro un’atmosfera tipica del teatro dell’assurdo, lo spettacolo lascia intendere attraverso dialoghi carichi di metafore, e allo stesso tempo senza giri di parole, che nella nostra società non c’è più nessuna certezza, anzi, quello che comunemente viene chiamato “disagio” tocca o sfiora prima o poi tutti.
Le battute dell’intero copione sono tuttavia sempre sul filo della comicità e di un umorismo sottile ma diretto, anche quando diventano sfrontate ed eccessive: l’obiettivo del testo è di fatti chiarissimo e, nelle intenzioni dell’autore, c’è palesemente la voglia di analizzare la nostra società a tutto tondo mettendo l’essere umano in primo piano e rappresentando un punto di vista ponderato e indagatore.
Il terzo millennio che fa da cornice alla storia è un’ipotetica età futura: questa sta a significare una similitudine tra le diverse epoche dell’uomo e dunque la ripetizione ciclica delle solite difficoltà e stati d’animo che necessariamente l’intera umanità si trova ad affrontare, tra i quali sono immancabili la dicotomia tra uomini e donne, il dubbio, la solitudine e soprattutto la speranza, in questo caso rappresentata dall’attesa di un “Evento” senza definizione che tarda ad arrivare.
Attraverso l’abilità di Franceschelli, l’opera scorre veloce e diverte tantissimo grazie ad una serie di circostanze grottesche e di battute fulminanti portate in scena da un cast dalla bravura fenomenale: Francesca Guercio, la donna contemporanea ed isterica, Claudio Di Loreto, il suino parlante pervaso da uno spirito filosofico e irriverente e Alessandro Margari, il pescatore dall’aria sempre trasognata e frustrato dalla sterilità del fiume.
Insomma, “Terzo millennio” è uno spettacolo che può contare su una drammaturgia solidissima, che si alterna perfettamente tra intelligenza ed umorismo, mentre l’azione si fa seguire con interesse, curiosità e soprattutto divertimento dall’inizio alla fine, lasciando comunque negli spettatori degli interrogativi piuttosto significativi ai quali si possono purtroppo dare soltanto risposte tendenzialmente pessimistiche, di certo non per colpa di ciò che la messinscena descrive nella sua forma prettamente artistica ma a causa di quello che viene, seppur brillantemente, rappresentato.
Il contesto comico in cui l’intero lavoro è inserito fa però sperare nella capacità di reazione anche di fronte agli ostacoli più complicati da aggirare e in fondo esorta a sdrammatizzare anche quando non se ne avrebbe voglia.
Gabriele Amoroso
Teatro Studio Uno
dal 29 novembre al 2 dicembre 2018
Terzo Millennio
testo e regia Fabio Massimo Franceschelli
con Francesca Guercio, Claudio Di Loreto e Alessandro Margari
scene e costumi OlivieriRavelli Teatro
produzione Associazione Culturale Figli di Hamm