L’ultima settimana del Fringe Festival romano riserva bellissime sorprese come “Un po’ di più”, un lavoro singolarissimo, fuori da ogni categoria ma teatralmente potente sotto qualsiasi punto di vista. I giovani Lorenzo Covello e Zoé Bernabéu portano in scena una storia d’amore fatta di luci, ombre, danza, contatto ed equilibri precari ma incrollabili
Un ragazzo e una ragazza, due esseri umani, due anime, due simboli, rappresentano un’avventura romantica e poetica all’interno della quale un giovane amore germoglia come un seme curato nel miglior modo possibile.
Ma come tutte le storie d’amore anche questa sarà caratterizzata da un inizio, una fine e decine di salite e discese nel mezzo: quei due innamorati però sanno amare davvero e il loro amore sarà vissuto sempre intensamente e senza freni.
All’infuori di due monologhi brevissimi che aiutano a capire il senso dell’azione, all’interno di “Un po’ di più” è il lavoro del fisico a fare la parte del narratore: i due ragazzi in scena, Lorenzo Covello e Zoé Bernabéu, sono bravissimi al limite dello stupefacente e si destreggiano in una prestazione che spazia dal teatro danza al teatro di ricerca, dalla biomeccanica al mimo ma, al di là di questo, i due giovani attori sono innanzitutto splendidi nel trasmettere il significato dell’opera anche con le espressioni del viso e fondamentalmente recitando con l’interezza dei loro corpi.
Questo spettacolo può essere definito semplicemente “bello” anche grazie alla costruzione registica che sia tecnicamente, sia artisticamente costruisce delle scene suggestive e visivamente incantevoli, affidandosi principalmente alla luce quasi sempre calda e tenue e capace di disegnare dei chiaroscuri e delle ombre che sembrano quasi dipinti da un pennello sulla tela.
“Un po’ di più” lascia il pubblico senza dubbio perplesso per i primi minuti ma con lo scorrere dei quadri che compongono il testo, ogni spettatore rimane letteralmente incantato, quasi rapito da ciò che succede sul palco: è come se avvenisse una trasformazione magica e l’attenzione, che lo stesso pubblico si trova inconsciamente costretto a mantenere, permette di comprendere a fondo tutto il significato dell’intero lavoro, che non è altro che un rapporto fra due persone che si liberano di ogni timidezza e decidono di esserci l’una per l’altra.
Tra gli spettacoli partecipanti a questa edizione del Fringe Festival di Roma, questo è senza ombra di dubbio tra i migliori presentati.
Gabriele Amoroso
Roma Fringe Festival 2019
Un po’ di più
di Lorenzo Covello e Zoé Bernabéu
regia Lorenzo Covello e Zoé Bernabéu
con Lorenzo Covello e Zoé Bernabéu