‘Una stella con il mare dentro’ di Carla Isernia racconta le vicende di Giuseppina, donna napoletana dell’Ottocento che narra in prima persona e in dialetto napoletano la sua vita trascorsa nel Serraglio dei poveri del Regno. Nelle sue storie d’amore, di dolore e di amicizia femminile, è sempre presente una costante, il mare, sogno di libertà di una donna incorruttibile
“Non mi mettevo paura di quello che succedeva fuori, ma assai di più di quello che ci poteva capitare la dentro. Quella non poteva essere vita per noi. Sognavo di tornare a primma che succedesse tutto, a quando ero guagliona e stavo ai Vergini con mamma, e pure di passeggiare per la piazza, camminare per Toledo, arrivare al mare. Mi sarebbe piaciuto portarci la famiglia.”
‘Una stella con il mare dentro’, primo romanzo di Carla Isernia, si è aggiudicato un posto tra i finalisti del premio letterario IoScrittore. Si tratta di un’opera inedita, peculiare a partire dalla scelta di narrare la storia in dialetto napoletano. La voce narrante è quella postuma della protagonista Giuseppina, che ripercorre la sua vita nei giorni successivi alla sua morte, sopraggiunta nel 1835.
È quindi in quest’anno che si concludono e al tempo stesso cominciano le vicende della donna, la cui vita è stata segnata da dolore e privazioni, ma che mai suscita pietà o compassione in chi legge, data la dignità e la forza d’animo che dimostra fin dall’adolescenza.
Ha infatti solo sedici anni quando, a seguito del suo rifiuto di sposare un vecchio farmacista, viene condannata a vivere nel Serraglio, un imponente edificio destinato a ospitare i poveri del Regno di Napoli e dal quale sognerà di uscire per vedere il mare ogni restante giorno della sua vita.
“Papà e mamma si appiccicavano sempre, a noi ci dicevano che era perche si volevano bene, io nun ’o saccio se era ’o vero. Come può essere che uno che vuole bene azzecca certi paccheri che ti rimane il segno in faccia?”
Nascere e crescere nella Napoli dell’Ottocento
Il contesto familiare da cui proviene Giuseppina è caratterizzato da una situazione di disagio economico e sociale molto importante. Il matrimonio con il vecchio farmacista le viene imposto dai genitori: la madre Carmelina, donna umile con una gamba offesa, che le rifila più di un pacchero quando la figlia disobbedisce, e il padre Totonno, autoritario, spesso ubriaco, che a sua volta sfoga le frustrazioni alzando le mani sulla moglie. Gli altri due figli della coppia, Domenico e Vittorio, sono rispettivamente un aspirante prete e un fareniello, uno sciupafemmine.
Le nozze di Giuseppina con il vecchio benestante sono volute dalla sua famiglia per motivi economici, ma non solo. All’epoca, una ragazzina di sedici anni ancora nubile era considerata una povera zitella e, se non si fosse accontentata del primo buon partito disposto a sposarla, difficilmente avrebbe trovato qualcun altro che se la prendesse.
Giuseppina, però, preferisce affrontare un destino incerto piuttosto che piegarsi a un’imposizione. Così, dopo una serie di eventi che le consentono di svicolare dal matrimonio combinato, si innamora di un ragazzo, Giacomino, tanto bello quanto scapestrato.
È l’amore per Giacomino che la porta alla reclusione nel Serraglio, dove il tempo sembra dilatarsi tra grandi sofferenze e rare gioie. Dove, insomma, Giuseppina sperimenterà tutte le possibili sfumature dell’esistenza.
“Io comme fui contenta in quel momento, non lo sapevo che non sarei mai piu tornata nel quartiere mio, non avrei piu visto a papà, non avrei mai cercato una stanza vicino ai miei per andarci a vivere con Giacomino, i figli miei sarebbero nati qua dentro e qua avrebbero vissuto per tanto tempo e soprattutto non ci pensavo proprio che non avrei mai più visto ’o mare.”
Il mare e il Serraglio, due poli opposti
Il rapporto turbolento con quello che diventerà suo marito e l’amore per i figli che verranno, Vincenzino e Fortunata, sono fonte di felicità ma anche di dolore per Giuseppina. Allo stesso modo le intensissime amicizie femminili, intrecciate con altre donne che vivono la sua stessa condizione, si rivelano preziose e tuttavia a volte complicate.
È infatti talmente forte il sentimento che la donna prova per Maddalena che la considera più di una sorella, e con lei il desiderio di fuggire dal Serraglio per iniziare una nuova vita si fa sempre più concreto. Prima, però, dovranno andare a vedere il mare.
Il mare, simbolo di libertà e unico ricordo felice dell’infanzia, è il filo conduttore della vita di Giuseppina. Sebbene la protagonista non riesca mai a rivederlo, la sua presenza aleggia costantemente nel romanzo, alimentando il sogno di un altrove che sembra sempre irraggiungibile.
Questo elemento simbolico dona al romanzo una profondità poetica e una malinconia struggente, riflettendo la tensione tra il desiderio di fuga e la necessità di accettare la propria condizione.
L’esatto opposto del mare è ovviamente il Serraglio, presentato dall’autrice come un teatro umano dove si muovono personaggi vibranti e realistici, che incarnano speranze, fragilità e piccoli eroismi quotidiani.
Il cosiddetto Albergo dei poveri, con le sue regole rigide e i suoi abitanti pieni di storie da raccontare, diventa così esso stesso un protagonista, uno spazio carico di significati dove ogni angolo porta con sé tracce di sofferenza e resistenza.
La scrittura dell’autrice riesce a rendere palpabili le emozioni dei personaggi, permettendo al lettore di condividerne il dolore, la speranza e la resilienza, ma senza lasciare posto alla pietà.
L’elemento del dialetto napoletano, inoltre, conferisce autenticità al racconto e avvicina il lettore alla protagonista, rendendo più vivido e immersivo il mondo in cui vive. Il dialetto non è solo uno strumento linguistico, ma un vero e proprio ponte emotivo che permette di cogliere sfumature intime del carattere di Giuseppina e delle sue emozioni.
“Maddalena spiegava con parole facili, faceva capire e a me femmina, che non dovevo capire, non dovevo pensare, che dovevo lasciare agli uomini queste cose, me pareva che s’arapevano ’a capa e ll’uocchie e diventavo na maestra e scola pur’io.”
Donne che scrivono di donne
Durante l’arco della narrazione di Giuseppina, aleggia intorno a lei un’aura di enorme forza, di dignità. La sua determinazione ricorda quella di Lila, protagonista de “L’Amica Geniale” di Elena Ferrante, anch’essa abitante di una Napoli più recente ma che comunque la sottopone a privazioni e ingiustizie, affrontate sempre con ingegno, forza d’animo e il supporto di un’amicizia femminile che stimola alla vita, non alla mera sopravvivenza.
Altro fattore in comune con la quadrilogia di Ferrante è la zoppia della madre di Giuseppina, simile a quella della madre di Lenù. Infine, il sogno della protagonista di vedere il mare dalla sua prigione non può che richiamare alla mente le fondamenta su cui poggia l’intera serie “Mare fuori”.
‘Una stella con il mare dentro’, però, ha una trama unica e incisiva, che spinge a riflettere sulla condizione umana e la forza dei legami che intrecciamo con gli altri. Una lettura coinvolgente, volendo anche veloce data la scrittura fluida di Isernia, e tuttavia non per questo superficiale. Al contrario, è una storia profonda. Proprio come il mare.
Eva Maria Vianello
Biografia
Carla Isernia è un chimico napoletano e un’appassionata lettrice. Negli ultimi anni si è avvicinata con entusiasmo al Racconto di Paesaggio. Sue narrazioni sono state pubblicate su “Nazione Indiana”, nel volume “Le stanze del grano. Raccontare il paesaggio: un laboratorio fra Savena e Sambro”, Laurana Editore, e sul sito della bottegadinarrazione: raccontareilpaesaggio.com. Questo è il suo primo romanzo.
Una stella con il mare dentro
Carla Isernia
Edizioni IoScrittore
Collana
Genere Narrativa
Anno 2024
Pagine 224