Lei contro lui
La stagione 2020/2021 del teatro Lo Spazio di Roma inizia con ‘Venere in pelliccia’, un testo del drammaturgo americano David Ives, che attraverso lunghissimi ed elaborati dialoghi si barcamena tra mitologia, masochismo, sadismo e i dualismi tra uomo e donna
Thomas è un regista teatrale che si appresta a portare in scena una nuova pièce. Alla fine di una lunghissima giornata di provini, l’uomo non ha ancora trovato la sua protagonista, Wanda, finché, in ritardo, non si presenta un’attrice curiosamente omonima del personaggio da interpretare. La donna è volgare e sopra le righe ma, con una violenta insistenza, riesce a convincere Thomas a provare con lei il copione.
Il testo di ‘Venere in pelliccia’ è pieno di significato ma allo stesso tempo ricco di complessità e passaggi poco scorrevoli: tra le battute abbondano riferimenti alla mitologia, alla letteratura e persino all’antropologia, per tornare continuamente al rapporto tra uomo e donna visti come vittima e carnefice.
Viene però da pensare che tutte queste tematiche siano probabilmente troppo per essere affrontate in un dialogo a due. Nel caso di questa rappresentazione è forse la regia poco ispirata di Gianni De Feo, solitamente sempre molto abile, a non far funzionare bene il lavoro: in primo luogo non è vincente la scelta di rappresentare parte dell’azione in platea – questo esclude la corretta visuale di molti spettatori – e, in secondo luogo, c’è una staticità di fondo che rende lo spettacolo estremamente quadrato e fermo.
Oltretutto c’è un elemento importantissimo e nascosto tra le righe che in questa messinscena manca totalmente: l’erotismo. I due protagonisti dovrebbero giocare una vera e propria partita che si svolge sul campo della tensione erotica, almeno sulle battute, ma sul palco questo non viene restituito e le due figure, così per come sono costruite registicamente, sembrano sempre autoriferite.
Lascia perplessi la prestazione di Patrizia Bellucci la quale, seppur molto capace, è senza dubbio troppo raffinata e sofisticata per rendere realistico il personaggio di Wanda, una donna che dovrebbe essere sboccata, rozza e priva di educazione.
Un finale inutilmente prolungato ed eterogeneo non contribuisce a fare di ‘Venere in pelliccia’ uno spettacolo memorabile e purtroppo appesantisce ancora di più azione che, globalmente, stanca.
Gabriele Amoroso
Teatro Lo Spazio
dal 15 al 25 ottobre
Venere in pelliccia
di David Ives
Traduzione di Masolino D’Amico
Regia Gianni De Feo
con Patrizia Bellucci e Gianni De Feo
Direzione musicale Adriano D’Amico
Scene e Costumi Sabrina Pistilli e Roberto Rinaldi
Aiuto regia Alessandra Ferro
Assistente alla regia Alessio Giusto
Luci e fonica Giuseppe Lo Biondo
Direzione di produzione Antonella Granata
Produzione Florian Metateatro