È a Roma una delle strade più belle al mondo, secondo la rivista americana “Architectural Digest”. Parliamo di Via dei Coronari, a due passi da Piazza Navona: cinquecento metri tra i più suggestivi della Capitale
Tra le dieci vie più suggestive al mondo, dopo Lombard Street (San Francisco) e Caminito (Argentina), ne spicca una che per noi romani è un’eredità e piena di storia che, da Vicolo del Curato a Via di Sant’Agostino, è da considerarsi ancora una meta ambita.
In epoca romana – Via Recta – collegava la Via Lata (oggi via del Corso) con il Ponte Neroniano, nei pressi di Ponte Vittorio Emanuele II, i cui ruderi emergono dal Tevere soltanto quando il fiume è in secca. Nel Medioevo cambia nome in Via di Tor Sanguigna, per poi diventare Via dei Coronari.
Il nome stesso deriva dai venditori di oggetti sacri – “paternostrari” – e di corone religiose – “coronari” –, i quali aprirono lì le loro botteghe: per i pellegrini era il percorso più breve per raggiungere San Pietro dal Porto di Ripetta.
Recuperata da papa Sisto IV della Rovere, per realizzare un percorso rettilineo all’interno del dedalo dei vicoli e vicoletti medioevali, Via dei Coronari armonizza epoche e stili diversi, sovrapposti nei secoli: Medioevo, Rinascimento e Barocco.
In questo breve tratto di strada riecheggiano storie e leggende, in cui sacro e profano si mescolano in una dimensione che cattura e trascina il passante in tempi lontani e sconosciuti.
Le residenze storiche di Via dei Coronari
Fiammetta Michaelis, la cortigiana fiorentina preferita da Cesare Borgia, visse al numero 156. La fanciulla arriva nella capitale ancora tredicenne e le cronache dell’epoca la descrivono come una “giovane di singolare beltà”.
Dotata di bellezza e cultura e abituata a frequentare uomini di potere, in poco tempo diventa l’amante del cardinale Ammaniti che, alla sua morte, le lascia in eredità alcune proprietà immobiliari; in seguito, entra nelle grazie di Cesare Borgia, figlio illegittimo di papa Alessandro VI, uno dei nobili romani più sanguinari della storia italiana.
Poco prima lungo il percorso, al civico 148, si trova la casa di Prospero Mochi, un impiegato della cancelleria pontificia. Qui, alzando lo sguardo, è possibile leggere tre motti in latino incisi nel marmo: “tua puta que tute facis” (considera tuo quel che tu stesso fai); “non omnia possumus omnes” (non tutti possiamo fare tutto); “promissis mane” (mantieni le promesse).
Esortazioni per se stesso o per i posteri? Forse per entrambi: le frasi scolpite sopravvivono tuttora in uno spazio senza tempo.
Le antiche sedi dello spettacolo e il banco dei pegni
Lungo la via, al numero 32, compaiono un paio di lapidi sopravvissute all’erosione dei secoli. Esse ricordano che lì era sita l’antica sede del Monte di Pietà, voluto da Sisto V “per sollevare l’inopia dei poveri col suo denaro”. In questo luogo si ottenevano prestiti in denaro lasciando in deposito oggetti preziosi, mobilio, ma anche biancheria o qualunque cosa avesse un valore.
Con il passare degli anni, il tasso d’interesse, il valore dei prestiti concessi e il progressivo incremento del capitale, trasforma l’attività del Monte da puramente caritativa a bancaria. La separazione tra le due attività diventa concreta con la nascita della “Cassa di Risparmio di Roma” nel 1836.
A Via di San Simone, un vicolo cieco che si affaccia su Via dei Coronari, al numero 66, c’è il teatro dei Coronari, che occupa la parte meridionale della Chiesa dei Santi Simone e Giuda, sconsacrata nel 1902. Nei primi del Novecento sul palcoscenico dell’antico teatro Alcazar si esibirono le “sciantose” del tempo come Anna Fougez, pseudonimo di Maria Annina Laganà Pappacena.
Appena quindicenne, Anna si esibisce spesso al fianco di Ettore Petrolini, uno dei protagonisti più noti del teatro che, nel corso degli anni diventa cinema, ristorante e, infine, di nuovo teatro. L’attrice Paola Borbone lo rileva negli anni Settanta e lo battezza teatro Parnaso; in seguito fu denominato teatro della Bugia e poi dei Coronari, in attività fino al 2006.
Tra storia e religione
Facendo un balzo in avanti nella storia, al civico 110 c’è una lapide dedicata a Umberto Scattoni, partigiano ucciso dai soldati tedeschi nelle Fosse Ardeatine, nel 1944. Anarchico e membro del PCI e dei GAP (Gruppo di Azione Patriottica) durante la Resistenza, Scattoni è arrestato mentre prepara un attentato contro truppe tedesche alloggiate nell’albergo Aquila d’Oro.
Conclude questo viaggio ideale l’Immagine di Ponte, una delle più antiche edicole sacre romane, costruita nei primi del Cinquecento su incarico di Alberto Serra da Monferrato, notaio della Camera Apostolica, che muore nel 1527 in circostanze sfortunate per sfuggire alla cattura dei lanzichenecchi durante il Sacco di Roma.
Oggi Via dei Coronari è famosa per essere la via delle botteghe di antiquari. Le vetrine colme di oggetti luccicanti la rendono una specie di mostra d’arte permanente che diffonde nell’aria il ricordo di una Roma che non c’è più. Ma che sopravvive nel fascino di ciò che ne rimane.
Ivana Barberini