La galleria d’arte Faber ospita, dal 23 ottobre al 4 dicembre, la mostra ‘Vulnerabile’ dell’artista Giulia Spernazza. Come recita il comunicato stampa “il nodo” è inteso “come simbolo di ciò che non è stato risolto” e questo è proprio il punto di partenza del lavoro dell’artista, quasi un’arte senza tempo ma sospesa e resiliente
Da anni Giulia Spernazza sperimenta sulla necessità di espressione materica, basandosi sull’essere umano, sul suo crescere e rinnovarsi in ogni attimo della sua esistenza. Il concetto si coniuga alla ricerca della naturalità degli elementi, partendo dai colori che si mantengono costanti nel tempo: le sfumature seppia, ocra e grigie chiare fino a raggiungere il bianco totale, ci fanno sentire parte dell’universo e della natura, per ricongiungersi a essa.
Gli stessi materiali sembrano avere voce, un po’ come nelle opere di Alberto Burri, rappresentante italiano dell’Arte Informale, ricche di sperimentazione, spaesamento e inquietudine, nelle quali i materiali trovavano una convivenza che rimanda un senso di pesantezza.
Le opere della Spernazza sono fedeli alla loro serialità e, al contrario delle opere di Burri, sono pure e intendono trovare limpidezza per allontanarsi dalla tensione artistica: il monocolore ne è un esempio. Dona pace e scava verso l’autenticità più profonda.
La tela utilizzata per il restauro viene bagnata con la cera e pitturata ad olio. Da qui nascono mosaici trasparenti con differenti punti di luce (“Nodi in armonia”); gli intarsi in 3D sono eseguiti direttamente sui quadrati di cera, mentre dalle miniature emergono forme tridimensionali create con un filo metallico sottilissimo. Queste ultime potrebbero benissimo essere riprodotte come mini gioielli dalle linee dolci e sinuose.
Vulnerabile: un concentrato di ricercatezza
Una mostra che ha un suo percorso, come ci ha spiegato in modo chiaro il curatore Cristian Porretta, ma che può essere letto in modo contrario ovvero partendo dalla fine e arrivando dall’inizio. I mattoni, “Carte” (tecnica mista), esposti sul pavimento, esattamente dietro la vetrina di destra all’entrata della galleria, esprimono, a nostro parere, la ponderosità del periodo della chiusura trascorsa, in cui ci siamo sentiti soli e lontani.
Anche il volto “Liberarsi” (cemento; tessuto; cera; olio), situato sulla sinistra dell’uscio, rappresenta una preoccupazione grigia fumo, quel sentimento di interruzione della nostra vita che va poi aprendosi a qualche cosa di fresco, morbido e leggero. Una ricerca che parte sempre da dentro, dal nostro animo per confluire nel presente e che abbraccia gli altri con più concretezza.
Certo, la sicurezza personale non ce la regala nessuno. È frutto di un percorso che, via via, ci fa comprendere sempre più quanto le cose semplici e i rapporti giusti debbano trovare un comune denominatore, per risolvere e sciogliere, appunto, i nodi interni, quelli che ci fanno re–stare immobili.
Le opere esposte quindi spuntano nelle nostre vite come il reticolato leggero di “Pensieri Solidi” oppure in forme di piccoli quadrati che dapprima sono chiari per scurirsi verso il cielo (serie “Nodi | Snodi”), lasciando l’osservatore avvolto da un senso di leggerezza e di sollievo. Sembra appunto che le sensazioni che ci affliggono svaniscano per lasciarci e dissolversi nel vento.
‘Vulnerabile’ tocca la sensibilità insita nell’uomo, quella con la quale ognuno di noi ha a che fare giornalmente. La sviluppa, la crea, per affinare la vita, approfondirla nella poetica dell’arte e divulgare un messaggio: lasciarci andare alle nostre debolezze, perché anche queste costruiscono il nostro Io.
Annalisa Civitelli
Foto: Civitas Creativa
Galleria d’Arte Faber
dal 23 ottobre al 4 dicembre
Vulnerabile di Giulia Spernazza
Curatore Cristian Porretta