L’evento sold out cavalca l’onda del tributo dedicato a Freddie Mercury, leader indimenticato della rock band britannica e idolo transgenerazionale, a quasi trent’anni dalla sua morte: ‘We will rock you’. Un inno alla vita, alla speranza e alla libertà, dove la musica è l’unico antidoto alla paura di essere noi stessi
Nella Capitale è Queen mania: al Teatro Brancaccio di Roma, dal 27 febbraio al 3 marzo, è approdato ‘We will rock you’, uno tra i musical più rappresentati al mondo. Scritto da Ben Elton con gli stessi Queen e prodotto per l’Italia da Claudio Trotta per Barley and Arts, lo show vede la regia di Tim Luscombe, le scenografie di Colin Mayes e le coreografie di Gail Richardson: una veste completamente rinnovata, rispetto a quella del 2009, con la direzione artistica di Valentina Ferrari.
In un futuro distopico, la Terra, divenuta il Pianeta Mall, è dominata dalla spietata Killer Queen (Valentina Ferrari), a capo della Globalsoft, e dal suo scagnozzo, Comandante Khashoggi (Paolo Barillari). L’azienda ha vietato il rock e l’uso di qualsiasi strumento musicale, e grazie all’uso dei social, esercita il controllo sulle menti dei giovani, i cosiddetti GaGa.
Alcuni ribelli, i Bohemians, guidati da Brit (Claudio Zanelli) e Oz (Loredana Fadda), trovano, però, in Gallo/Galileo Figaro (Salvo Vinci), aiutato dall’anticonformista Scaramouche (Alessandra Ferrari), il prescelto per recuperare il living rock e gli strumenti perduti, anche grazie all’aiuto di Pop (Massimiliano Colonna), saggio custode della memoria musicale del passato e guida delle nuove generazioni.
Nelle due ore e mezzo di spettacolo, quindici tra cantanti e ballerini condividono il palco in maniera corale, valorizzando, con un encomiabile lavoro di squadra, una trama semplice, senza grandi articolazioni interne, seppur attualissima.
We will rock you: un evento catartico
Alcuni tra i testi delle canzoni dei Queen, dalle sonorità fedelissime all’originale ed eseguite dal vivo dalla rock band diretta da Riccardo Di Paola, sono stati leggermente modificati, aderendo maggiormente allo script.
Valentina Ferrari, grande presenza scenica e timbrica imponente, predomina la scena senza eguali.
La vocalità matura di Salvo Vinci e Alessandra Ferrari ci regala duetti energici ed emozionanti, che diventano pura magia con quelli di Loredana Fadda e Claudio Zanelli. Completano il cast canoro Paolo Barillari, attore istrionico dalla voce profonda e corposa, e Massimiliano Colonna, il cui ruolo e l’evidente bravura meriterebbero maggiore spazio.
Un plauso, infine, va alle maestranze tecniche per l’allestimento futuristico, dalle scenografie, che moltiplicano lo spazio grazie a praticabili, scale e pareti mobili dai toni grigio – argentei, ai costumi, audaci e ricchi di dettagli, fino alle coreografie e a un efficace disegno luci.
‘We will rock you’ è un evento catartico, un tributo necessario a chi ha reso grande la storia della musica, lontano dagli inganni della trap o di quelle meteore che durano il tempo di una canzone: prova ne è l’ovazione del pubblico quando il cast omaggia la memoria di artisti ormai scomparsi, italiani ed internazionali, veri e propri highlander dei quali custodiamo l’eredità musicale e spirituale, o quando invita il pubblico a ballare insieme a loro.
Di uno show come questo ne avevamo disperatamente bisogno: la musica, ancora una volta, è il solo antidoto alla paura di essere noi stessi. Di fronte alla crescente necessità di avere qualcosa in cui credere, lasciamo la platea con una sola, grande certezza: “Rock and roll will never die“.
Elena D’Elia
Foto dal web
Teatro Brancaccio
dal 27 febbraio al 3 marzo
We will rock you
Scritto da Ben Elton con gli stessi Queen
Regia Tim Luscombe
con
Valentina Ferrari Killer Queen / Scaramouche
Paolo Barillari Comandante Khashoggi
i Bohemians
Claudio Zanelli Brit
Loredana Fadda Oz
Salvo Vinci Gallo/Galileo Figaro
Massimiliano Colonna Pop
Coreografie Gail Richardson
Musiche eseguite dal vivo dalla rock band diretta da Riccardo Di Paola
Scenografie Colin Mayes
Direzione artistica Valentina Ferrari
Prodotto per l’Italia da Claudio Trotta per Barley and Arts